mercoledì, marzo 01, 2006

Del leggere e dello scrivere (F. Nietzsche)

...Una volta lo spirito era Dio, poi divenne uomo e ora non è oramai che plebe.
Chi scrive in sangue e aforismi non vuole essere letto, ma appreso a memoria.
Nelle montagne il sentiero più breve è da vetta a vetta, ma per percorrerlo è necessario avere lunghe gambe”. Gli aforismi devono essere vette e coloro a cui vengono detti devono essere grandi e di alta statura.
L’aria sottile e pura, il pericolo prossimo e lo spirito pieno di una gioconda malignità: questo è ciò che concorda bene insieme.
Voglio avere intorno a me dei coboldi, perché io sono coraggioso. Il coraggio che allontana i fantasmi si crea dei coboldi: è un coraggio che vuole ridere.
Il mio sentimento non va più d’accordo col vostro, questa nuvola che vedo sotto di me, questo nero e questa pesantezza di cui rido; proprio questa è la vostra nuvola temporalesca.
Voi guardate in alto, quando tendete verso l’elevazione. Io guardo nel profondo, perché già sono esaltato.
Chi di voi può insieme ridere ed essere esaltato?
Chi sale sugli alti monti ride sopra tutte le tragedie e tutte le tristezze seriose.
Occorre essere spensierati, violenti e ironici; così ci vuole la sapienza: essa è femmina e ama sempre solo il guerriero...

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